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Una nuova primavera civica per Siena

oggi è un giorno importante per tutti noi. Un giorno di festa. Oggi sboccia la Primavera Civica e la rinascita della nostra città all’insegna del bene comune. Un grazie sincero ai 164 candidati con i quali condividerò i prossimi due mesi.

A gettare i semi di questo percorso sono state, oltre un anno fa, le associazioni civiche che prima di scegliere il candidato sindaco, con grande responsabilità e rispetto verso la città, si sono date regole chiare per stare insieme, hanno condiviso valori e norme cogenti. È proprio nel Manifesto civico e nel Patto di governo con i cittadini che sono stati stabiliti i nostri principi irrinunciabili: trasparenza, partecipazione, ascolto, meritocrazia, etica, inclusività e solidarietà.

Ed è proprio sulla base di questi valori che a maggio dello scorso anno chiesero a me, cittadino tra i cittadini, di mettermi a disposizione di un progetto nuovo focalizzato sulla rinascita della nostra comunità. Una rinascita civica che ha come primo obiettivo quello di far tornare il Comune a essere la casa di tutti e la polis al centro della nostra azione di governo. Ed è così che in questi mesi, ci siamo messi in cammino, abbiamo lavorato fianco a fianco, e fatto un percorso che ci ha portato ‘Strada per Strada’ in 40 quartieri; con decine di incontri tematici, a partire da quello sul sociale e la sanità fino alla Piazze delle Idee. E poi tanti, tantissimi incontri con le categorie, con le associazioni, con le imprese, le istituzioni e numerosi confronti con i cittadini.

Sono stati sette mesi intensi, appassionanti che mi hanno fatto crescere tanto e mi hanno fatto entrare in contatto con l’anima della città: i suoi abitanti. Un percorso di ascolto e partecipazione che mi ha caricato di energie, entusiasmo e slancio. Questo viaggio, come accade quando ci si mette in cammino, mi ha reso più forte e consapevole del mio ruolo nei confronti della città e di tutti voi. Oggi, con estrema umiltà ma con tanta sicurezza, posso dirvi che sono pronto a guidare, con il vostro aiuto, la città e a rompere i vecchi schemi.

È grazie a voi che, oggi, l’obiettivo di tornare a credere nelle tante forze che ci sono nella nostra comunità, liberi da condizionamenti e da visioni ideologiche, è diventato possibile. E questo lo devo a tutti voi che avete creduto in me, ma soprattutto nel nostro progetto, rimanendo uniti e convinti del percorso che stiamo facendo.

Siamo rimasti uniti, anche pochi giorni fa quando abbiamo dovuto affrontare un passaggio politico doloroso, ma che meritava trasparenza e fermezza, nel nome di quei principi fondanti che ci siamo sempre dati. Non nego che i giorni che hanno preceduto questa festa sono stati per me e per noi tutti difficili, ma non hanno mai messo in discussione quello che ci siamo sempre detti e la promessa che abbiamo fatto alla città: rompere quel trasformismo che in questi dieci anni ha soffocato Siena. Una commistione, un pericoloso intreccio tra istituzioni e poteri forti che ha allontanato le persone dal Comune e allargato le distanze tra cittadini e istituzioni. Un intreccio opaco che ha fatto regredire la nostra comunità su tanti punti che credevamo assodati: equità, benessere, vivibilità, decoro urbano e trasparenza.

Come ho detto non è stato un passaggio facile anche perché, fino a pochi giorni fa, con Sena Civitas abbiamo sempre condiviso percorsi e visioni. Lo dimostra il contributo fattivo e il sostegno netto e trasparente che le donne e gli uomini di Sena Civitas hanno dato al progetto del Polo Civico Siena.

Insieme a loro, che saluto con affetto perché so essere presenti questa sera, ho partecipato con entusiasmo alle tante iniziative e ho toccato con mano l’impegno che hanno messo per costruire una nuova visione della città.

Le divergenze che si sono create negli ultimi giorni meritavano un approfondimento politico che, visti i tempi ristretti non è stato ancora possibile portare avanti. Mi prendo però l’impegno, come mi hanno chiesto le associazioni civiche, di chiarire insieme a loro la volontà politica fattiva di continuare il percorso in maniera trasparente e coerente con quelli che sono i nostri principi.

Per me e per noi tutti non si è mai trattato di una questione personale, ma di un tema politico e di trasparenza nei confronti di chi, come voi tutti stasera, ci stanno mettendo la faccia e sono convinti che la buona politica può ancora vincere.

Accettare la candidatura del presidente del consiglio comunale e capogruppo di un movimento a sostegno del sindaco Luigi De Mossi, avrebbe voluto dire piegare la testa a quel trasformismo che stiamo denunciando da dieci mesi. Avrebbe voluto dire che tra il Polo Civico e il centrodestra di Nicoletta Fabio o tra il Polo Civico e i ‘finti civici di Castagnini, De Mossi e Scaramelli’ non ci sono differenze. E invece le differenze ci sono e sono abissali nel metodo e nei contenuti.

C’è chi vuole appiattire le differenze tra visioni e tra candidati.  Noi invece, abbiamo il dovere di sottolinearle per far sì che i cittadini comprendano quando sia distante la politica civica da quella partitica. Dobbiamo rimarcare le differenze per far sì che le urne non vadano deserte. Ho bisogno di ognuno di voi e noi abbiamo bisogno di ogni singolo cittadino per dimostrare che un altro modello di governo è possibile. Partecipazione e ascolto sono i fari del nostro operato oggi e lo saranno domani, quando saremo chiamati ad amministrare la città.

C’è una differenza abissale tra noi e chi, come Anna Ferretti, protagonista insieme al Pd del disastro degli ultimi dieci anni, considera il terzo settore un mero ‘bacino d’utenza’. Per noi il sociale è una priorità. Lo ribadisco con forza come l’ho detto anche a lei: equità, inclusività, parità di accesso ai servizi sociali sono valori di tutta la comunità, non hanno né colore politico né affiliazioni.

C’è una differenza abissale tra noi e il centrodestra, che siede ancora oggi nei banchi della maggioranza con De Mossi, ma, consapevole del disastro amministrativo degli ultimi anni, lo ha scaricato, pur rimanendo forza di governo.

Un trasversalismo, un’incoerenza senza né capo né coda. Un centrodestra che, dopo la vicenda Montomoli, ha dimostrato ancora di più la sua incapacità e inadeguatezza. E in questo quadro dalle tinte fosche mi stupisco come Nicoletta Fabio che conosco, possa essersi prestata a dare il suo volto a questi inciuci che, ricordiamoci tutti, sono frutto di cinque anni di gestione amministrativa scellerata.

E siamo ancora più distanti da Massimo Castagnini, il Signor Wolf in salsa senese sostenuto dal volto più deleterio del trasformismo che va da De Mossi a Scaramelli, passando da Tafani e David Chiti per arrivare alle eminenze grige dei soliti Bellandi, Tacconi e Paglialunga. A Castagnini riconosco però un ‘talento’ la coerenza della continuità. Basta percorrere gli ultimi 30 anni della vita politica della città per vederlo sempre in prima fila. Lo ‘schieramento’ cambia, ma Castagnini resta. Prima con il centrosinistra, sempre al fianco di Giuseppe Mussari e tra i primi cento firmatari per la candidatura di Franco Ceccuzzi. Con la vittoria del centrodestra arriva la nomina per Castagnini da Luigi De Mossi a ‘fare il manager’ con i soldi pubblici a Sigerico. Una transumanza politica, tutta incentrata sulla gestione del ‘potere per il potere’. Forse invece di parlare come recitano i suoi slogan di “discontinuità nella continuità” è più appropriato dire ‘La continuità nella continuità’. Oggi come ieri.

C’è poi la differenza abissale che ci separa da Emanuele Montomoli, il Signor IO, quello che come soluzione ai problemi della città propone il suo nome salvifico. Una visione egocentrica ed egoriferita. Prima da candidato del centrodestra prometteva di risolvere i problemi della città suonando i campanelli dei ‘ministeri giusti’. Oggi da scaricato forse l’unico campanello che potrà suonare è quello dell’onnipresente Marzucchi o di qualche amico dell’associazione della quale si vanta di far parte. Ironia a parte, Montomoli è distante anni luce da me per stile e visione. Il suo faccione in Piazza del Campo è l’emblema di quanto per Montomoli venga prima la sua persona, rispetto anche ai luoghi simbolo della nostra comunità.

Ma la differenza abissale che distingue tutti loro dal Polo Civico Siena sono le idee. C’è una citazione che dice ‘Gli uomini mediocri parlano di uomini. I piccoli uomini parlano di fatti. I grandi uomini parlano di idee’. Fino a questo momento io stesso ho parlato di uomini, donne e di fatti. Dobbiamo crescere insieme, faro un passo in avanti e con la forza delle idee diventare grandi uomini e grandi donne.

Il nostro programma parte dall’idea che Siena per rilanciarsi e uscire dall’isolamento ha bisogno di tornare ad essere prima di tutto più vivibile per i suoi cittadini. Maggiore vivibilità vuol dire maggiore decoro urbano, più pulizia, meno traffico e maggiore mobilità sostenibile, grande attenzione ai problemi di chi abita il centro storico e di tutti i quartieri. Maggiore vivibilità vuol dire portare avanti una rigenerazione urbana improntata alla sostenibilità che ridisegni la città, in chiave strategica e su scala metropolitana. Insieme agli altri Comuni dovremo definire un nuovo Piano della mobilità e della sosta, dovremo definire una nuova visione sui trasporti pubblici, sulle infrastrutture, sull’economia e sulle politiche abitative. A livello urbano dovremo puntare su una politica ‘a volumi zero’ che contenga al massimo il consumo di suolo, favorisca il riutilizzo dei grandi contenitori, la residenzialità del centro storico e la qualità della vita dei quartieri periferici, a partire dai servizi di prossimità.

Centro e periferie per noi sono la faccia della stessa medaglia. Nella nostra visione della Siena di domani i concetti di centro e periferia andranno superati in nome di una vivibilità che va garantita a tutti.

Una città più vivibile e organizzata è anche una città più attrattiva e pronta ad accogliere chi viene a visitarla. Siena deve avere l’ambizione di tornare ad essere una destinazione turistica e culturale internazionale, anche intercettando risorse europee e nazionali su progetti di ampio respiro. Non parlo di turismo, concetto obsoleto, ma di turismi.

Dobbiamo lavorare per far sì che Siena diventi una meta attrattiva e in grado di intercettare diverse motivazioni di viaggio più consapevoli e meno di massa. Per farlo dovremo puntare sulle nostre molteplici eccellenze, sulla nostra identità, ma soprattutto dovremo lavorare per legare insieme attrattività, accessibilità, accoglienza, vivacità sociale e culturale.

Per farlo, dobbiamo tornare a sviluppare un’azione sinergica con gli straordinari territori che ci circondano, valorizzando le peculiarità, le esperienze e progettando direttrici cardine che ci uniscono: dai cammini della Francigena ai percorsi religiosi e dello spirito, fino ai siti Unesco. La nostra provincia è, infatti, una delle poche realtà, al mondo, che ne conta ben 3 oltre al nostro centro storico: Pienza, San Gimignano e la Val d’Orcia. Sempre nell’ottica di fare squadra riteniamo fondamentale che Siena torni subito nella Fondazione Musei senesi.

Una città che aspira a essere attrattiva a livello internazionale ha bisogno di essere collegata alle arterie stradali e ferroviarie più importanti. Decenni di governo di centrosinistra e l’ultimo mandato di centrodestra, nonostante i tanti proclami, non hanno cambiato di una virgola la situazione: Siena era isolata e rimane tale, con l’aggravante di esserlo in un mondo che cambia, sempre più connesso e collegato.

Dovremo portare avanti un impegno concreto, in sinergia con le altre istituzioni e con le aziende che gestiscono i trasporti su gomma e su ferro, per ammodernare e programmare quelle opere di cui il nostro territorio ha bisogno. Penso all’indispensabile raddoppio e rettificazione della linea ferroviaria che collega Siena a Firenze per arrivare a raggiungere il capoluogo in 60 minuti.

Penso alla non più procrastrinabile realizzazione del tratto della Cassia Monteroni – Monsindoli, penso, infine alla Siena – Firenze, al raccordo autostradale Siena – Bettolle e alla Siena – Grosseto che attende da almeno 30 anni il suo completamento. Un sindaco non potrà certo risolvere questi problemi, ma ha il dovere di essere quotidianamente col fiato sul collo a tutti coloro che, direttamente, sono responsabili della mobilità.

Parlando di infrastrutture consentitemi una breve riflessione: l’aeroporto di Ampugnano è per noi un’opportunità che andrà valutata e approfondita, ma che non può essere accantonata. Tempi e modalità della discussione saranno condivisi con i Comuni e che con tutti gli altri enti coinvolti. La mia idea è che uno scalo aeroportuale dalle dimensioni adeguate alla nostra realtà, possa essere un’ulteriore opportunità per l’attrattività del nostro territorio.

Al centro della nostra attrattività c’è senza dubbio la cultura e la nostra capacità di progettare e produrre cultura, facendo leva sull’immenso patrimonio materiale e immateriale che abbiamo e sul tessuto di esperienze che vantiamo nell’ambito della ricerca, della formazione e delle produzioni.

In questo disegno il rilancio del Santa Maria della Scala sarà centrale sia come contenitore che come promotore di una politica dei beni culturali di grande respiro, ritrovando sinergie con l’Opera del Duomo e con le principali istituzioni culturali cittadine. Il Santa Maria della Scala che ci immaginiamo è un’istituzione culturale conosciuta a livello internazionale per essere, allo stesso tempo, centro di studi e luogo di incontri su questioni contemporanee.

 Per programmare e organizzare in maniera sinergica cultura e turismi stiamo pensando di creare una Fondazione pubblico – privata per gestire e promuovere la destinazione Siena con azioni di regia e governance del territorio e di destination marketing.

Una città più vivibile e attrattiva è anche una città più vicina ai bisogni dei suoi cittadini. Una città che non lascia indietro nessuno, anche grazie a un Comune che sia interprete e artefice di uno stato sociale attivo, inclusivo, innovativo e partecipato. Un sociale che sia motore di sviluppo, grazie alla forza e all’insostituibile presenza del Terzo settore. Tre sono, a mio avviso, le condizioni per farlo: valorizzare il capitale umano, mettere in rete tutte le forze, pubbliche e private che si occupano di sociale; condividere strategie e integrare, ancora di più, i livelli socio – assistenziali per migliorarne qualità e accessibilità. Anche in questo settore abbiamo bisogno di creare una rete territoriale più ampia in grado di operare in modo sinergico e in raccordo con i soggetti pubblici e privati. Da soli non possiamo farcela.

Le sfide davanti a noi sono molte e complesse, ma la sfida più grande che abbiamo è quella di rendere Siena all’altezza di realizzare le aspirazioni e i sogni dei più giovani. Dobbiamo partire dall’offerta di prospettive occupazionali, grazie alla presenza di un tessuto economico forte e variegato, ma anche dalla capacità che avremo di creare un raccordo tra mercato del lavoro e imprese. In questo senso le nostre università giocheranno un ruolo di primo piano nell’ambito dell’alta formazione nei settori dell’economia della conoscenza, nel campo biomedicale e farmaceutico.

Parlando di prospettive economiche della città lasciatemi aprire una piccola parentesi sul Biotecnopolo. Ad oggi, purtroppo, non si vede un progetto di sviluppo concreto intorno a quella che è, comunque, una grande opportunità per la città. Latitano gli investimenti del governo: ad oggi non c’è traccia dei 9 milioni di euro previsti per il 2022 così come dei 12 milioni previsti per il 2023. Non si intravede neanche una strategia chiara e quindi rimangono tanti punti interrogativi.

La mia idea è che il Biotecnopolo si dimostrerà essere una reale opportunità solo se riusciremo a tenere a Siena sia la ricerca che la produzione. Per ora non abbiamo nessuna certezza in questo senso.

Abbiamo però una sicurezza: a Siena, oltre a GSK, esistono già realtà importanti dal respiro internazionale (Philogen, Diesse, Achilles Vaccines e la stessa Vismederi), realtà che se sostenute sapranno innescare un circolo virtuoso per tutta la nostra comunità.

Sostenere queste realtà imprenditoriali significa accogliere quelle che sono le loro esigenze per poter operare al meglio. Ovvero: poter contare su personale altamente qualificato, che arriva da un percorso formativo messo in capo da attori protagonisti del territorio come la Regione e, in parte, le Università.

Incentivare, grazie alla presenza di queste realtà industriali guidati da imprenditori senesi, la realizzazione di opere infrastrutturali fondamentali per il nostro territorio e che da almeno 20 anni, né il centrodestra né il centrosinistra sono riuscite a portare avanti.

Questo ci chiedono aziende come quelle di cui stiamo parlando: personale qualificato, infrastrutture che colleghino la città con il mondo e una qualità della vita degna di una realtà moderna e all’avanguardia. E noi siamo d’accordo, il nostro mestiere sarà anche quello di dialogare e lavorare insieme per innescare questo circolo virtuoso che aiuti il pubblico e il privato. Il Comune dovrà fare di tutto per sostenerle. In questa cornice si inserisce la mia battaglia per avere scuole pubbliche di altissima eccellenza, perché questo impegno si porta dietro, di conseguenza, un miglioramento della qualità della vita e un percorso di formazione di alto livello che inizia fin dai primi anni di vita.

Potrei andare avanti ancora a lungo a parlare di questi temi, ma ci sarà tempo e modo di approfondirli nelle prossime settimane, quando presenteremo il programma di governo del Polo Civico Siena.

Concludo con una citazione che mi accompagna in questa campagna elettorale. La prendo in prestito da un grande sindaco, seppur fiorentino:

Giorgio La Pira: “Gli stati passano, le città restano”.

Sta quindi a noi consegnare alle future generazioni una Siena migliore di quella che ci hanno lasciato. Questo è il mio e il vostro impegno. Rimbocchiamoci la maniche e diamoci da fare, per costruire tutti insieme la Siena che dovrà restare.